| La verità su DONNE
(quello che tutti i giovani mestrepolitani dovrebbero sapere)
Non ci vedemmo per una settimana. Poi, un pomeriggio ero da Lydia, sul letto, e ci baciavamo. Lydia si scostò.
« Non capisci niente di donne, eh? ».
« Che cosa vuoi dire? ».
« Voglio dire, basta leggere le tue poesie e i tuoi racconti e si vede che non capisci niente di donne ».
« Vai avanti »
« Be', per piacermi un uomo deve leccarmi la fica. Hai mai leccato la fica? ».
« No¯».
« Hai più di cinquant'anni e non hai mai leccato la fica? ».
« No ».
« E' troppo tardi ».
« Perché? ».
« Sono cose che non si insegnano a vecchi maschi incalliti ».
« Non sono vecchio ».
« Comunque è troppo tardi ».
« Non è mai troppo tardi ».
Lydia si alzò e andò nell'altra stanza. Tornò con una matita e un pezzo di carta.
«Ora, stammi bene a sentire, voglio farti vedere una cosa ».
Cominciò a disegnare.
« Ora, questa è una fica, e qui c'è qualcosa di cui tu probabilmente non hai mai sentito parlare... la clitoride. E' il punto più sensibile. La clitoride si nasconde, capisci, ma ogni tanto viene fuori, è rosa e molto sensibile. A volte si nasconde, e bisogna cercarla, basta sfiorarla con la punta della lingua... ».
« O.K., dissi, ho capito ».
« Non credo che ce la farai. Te l'ho detto, sono cose che non si insegnano a un vecchio maschio incallito ».
« Spogliamoci e stendiamoci sul letto ».
Ci spogliammo e ci sdraiammo sul letto. Cominciai a baciare Lydia. Passai dalle labbra al collo, poi ai seni. Arrivai all'ombelico. Scivolai ancora più giù.
« Non ce la farai. », disse lei « E' da lì che escono sangue e pipì, prova a pensarci, sangue e pipì... »
La trovai e cominciai a leccare. Il disegno di Lydia era preciso. Tutto al posto giusto. La sentii ansimare, poi gemere. Mi eccitai. Mi venne duro. La clitoride venne fuori, ma non era proprio rosa, era di un rosa-violaceo. La stuzzicai. Uscì un liquido che si mescolò ai peli della fica. Lydia gemeva e gemeva. Poi sentii la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi. Sentii dei passi. Alzai gli occhi. Vicino al letto c'era un bambino nero sui cinque anni.
« Che cosa cazzo vuoi? », gli chiesi.
« Hai qualche bottiglia vuota? », mi chiese lui.
« No, niente bottiglie vuote », gli dissi.
Uscì dalla stanza, passò in soggiorno, prese la porta e se ne andò.
« Dio mio », disse Lydia, « pensavo che la porta fosse chiusa a chiave.
Era il bambino di Bonnie ».
Lydia si alzò e chiuse la porta a chiave.
Tornò a distendersi sul letto.
Erano circa le quattro del pomeriggio di Sabato.
Mi rituffai sulla fica.
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